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Profondità di campo

Profondità di campo

 

La profondità di campo è un’altra importante caratteristica degli obiettivi.

Per profondità di campo si intende la capacità di mettere a fuoco soggetti che si trovino a diverse distanze dalla lente. Per esempio, mettendo a fuoco un soggetto che si trovi a cinque metri da noi, se la profondità di campo è pari a dieci metri significa che risulterà a fuoco non solo il soggetto ma anche tutto ciò che si trovi compreso in quell’intervallo, tra -5m e +5m dal soggetto, lo “0”. Diminuendo la profondità di campo , riusciamo quindi ad isolare un soggetto qualsiasi da tutto il resto così che solo il soggetto sarà a fuoco.

La profondità di campo, dipende da 3 fattori. La lunghezza focale, l’apertura del diaframma e la distanza di messa a fuoco.

La profondità di campo aumenta quando si utilizzano lunghezze focali corte, diaframmi chiusi e mettendo a fuoco soggetti distanti.

Normalmente, si cerca la maggior profondità di campo quando si vuole che siano apprezzabili contemporaneamente dettagli a diverse distanze come il soggetto e lo sfondo. Nel caso di un ritratto però, si può ottenere un risultato interessante se riduciamo al minimo la profondità di campo aprendo tutto il diaframma; in questo modo verrà messo a fuoco solo il viso della persona rendendo sfocato ogni dettaglio che gli sia alle spalle; così, l’attenzione di chi guarda, viene convogliata sul soggetto a fuoco, senza che alcuna distrazione la distolga da esso.

San Giovanni a Porta Latina
San Giovanni a Porta Latina

01a Diaframma chiuso, elevata profondità di campo.

01b Diaframma aperto, bassa profondità di campo.

Nella figura 01a possiamo vedere come, con un diaframma chiuso, si possa ottenere la messa a fuoco sia del fiore (soggetto) che dello sfondo. Nella figura 01b invece si è scelto di utilizzare un diaframma aperto per staccare il soggetto dallo sfondo e dare anche un senso di maggior tridimensionalità.

Nella figura 02 invece, possiamo vedere come è possibile giocare con le diverse variabili per aumentare, ridurre o spostare la profondità di campo.

Profondità di campo

Schema profondità di campo

Soggetto

Sfondo

Piano di messa a fuoco

02a In questa figura si è utilizzata una focale lunga, ma il diaframma è chiuso per massimizzare la profondità di campo; mettendo a fuoco il soggetto, la zona a fuoco risulta ampia ma non include lo sfondo che risulta sfocato.

Schema profondità di campo

02b Qui invece il diaframma è aperto e la profondità di campo è così bassa da avere a fuoco praticamente solo il soggetto. Tutto ciò che è davanti o dietro risulta sfocato.

Schema profondità di campo

02c In questo caso si ha la stessa situazione della figura 02a con l’unica differenza che il fotografo si è allontanato dal soggetto. In questo modo, il soggetto e lo sfondo appaiono più vicini tra loro: mettendo a fuoco sempre sul soggetto, la profondità di campo resta la medesima, ma non fa altro che spostarsi per includere entrambi che risultano quindi a fuoco.

Schema profondità di campo

02d In questa situazione troviamo invece un obiettivo grandangolare che ha una profondità di campo elevatissima rispetto a focali lunghe. Senza chiudere troppo il diaframma, riusciamo ad ottenere una profondità di campo enorme che va dalla linea tratteggiata all’infinito mettendo così a fuoco ogni cosa tra di essi.

Giocare con la profondità di campo non è sempre facile però. Oltre alle 3 variabili che la determinano, bisogna pensare che il diaframma non sempre lo si può chiudere a piacimento. Dipende dalle condizioni di luce. Se scattiamo a mano libera o con soggetti in movimento, in condizioni di luce scarsa, chiudere il diaframma significa ridurre ancora la quantità di luce e dover aumentare i tempi notevolmente. Quindi la cosa migliore è sempre valutare prima la corretta esposizione.

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