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Nella figura 03, possiamo vedere lo schema della sezione di un obiettivo. Nella figura viene rappresentata solo la lente primaria mentre nella realtà la situazione è più complessa in quanto, all’interno del barilotto, ci sono numerose lenti organizzate in gruppi. La figura mostra una sola lente che si comporta come la somma dei gruppi di lenti presenti nella realtà. 

Come si può vedere, i raggi luminosi convergono sul piano focale e al di là di esso si incrociano scambiando la destra con la sinistra e l’ alto con il basso. Ne risulta un’immagine rovesciata che viene catturata dal sensore e poi ruotata per mostrarla al dritto. Maggiore è la distanza tra la lente primaria ed il piano focale (lunghezza focale) e maggiore sarà la dispersione della luce attraverso le lenti interne. Ogni lente infatti, per buona che sia, non è completamente trasparente e quindi trattiene una piccola quantità di luce. Da questo ne consegue che gli obiettivi a focale corta, avranno una luminosità maggiore di quelli con focale lunga. All’interno del barilotto dell’obiettivo, non rappresentato in figura, troviamo anche il diaframma che serve a lasciar passare più o meno luce. Molti obiettivi di nuova generazione hanno al loro interno anche uno stabilizzatore ottico atto a ridurre le vibrazioni delle mani durante lo scatto della fotografia. Tutti gli obiettivi moderni contengono all’interno della sigla che li caratterizza la dicitura “AF” che indica che l’obiettivo ha la messa a fuoco automatica. Quindi un ulteriore componente è il motore per la messa a fuoco comandato elettronicamente dalla fotocamera e disinseribile solitamente da un interruttore sull’obiettivo. Gli obiettivi vengono classificati secondo la caratteristica più importante, ossia la lunghezza focale che li divide in obiettivi a focale fissa e obiettivi a focale variabile detti “zoom”.