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formato raw

Introduzione

 

Come ho spiegato nella seconda parte del capitolo sul sensore, esso trasforma la luce in un segnale elettrico; per ogni pixel, raccoglie la sola informazione di intensità della luce monocromatica e, grazie al filtro CFA, anche l’informazione relativa alla lunghezza d’onda di uno solo dei tre colori fondamentali del sistema RGB. I dati raccolti a questo punto, sono dati grezzi non ancora tradotti in un immagine propriamente detta. Questi dati possono prendere due strade diverse a seconda dell’impostazione scelta sulla fotocamera riguardo il formato del salvataggio.

Se si è scelto di salvare in “Raw”, i dati vengono memorizzati, così come appena descritti, sulla memory card.

Se si è scelto invece il formato “Jpg”, il processore effettua la demosaicizzazione attraverso un algoritmo che determina le due componenti cromatiche mancanti per ogni fotosito, ricavandole dai fotositi adiacenti per interpolazione; successivamente applica il bilanciamento del bianco che si è scelto nelle impostazioni, gli eventuali filtri, gli stili di colore, il contrasto, la saturazione e varie altre cose. Alla fine comprime il file salvandolo in Jpg (figura 01).

Il formato Raw, quindi, consiste in dati grezzi a cui non sono ancora stati applicati filtri, bilanciamento del bianco o quant’altro. Se visualizzassimo l’immagine Raw così come viene vista dal sensore, vedremmo un mosaico di tessere monocromatiche, ognuna delle quali assumerebbe una gradazione di uno solo dei colori rosso, blu e verde.

Nella pratica non la vediamo mai così in quanto sul display della fotocamera o sul nostro computer, il Raw ci viene mostrato dopo una demosaicizzazione in “real time” se così posso dire, cioè effettuata al volo, solo per creare l’immagine sullo schermo.

01 Differenza tra Raw e Jpg.

Il sensore CMOS con CFA, trasforma il segnale luminoso in segnale elettrico digitale amplificato.

Sensore fotografico
Raggi luminosi
Obiettivo zoom con paraluce lato interruttori

Obiettivo

SDXC memory card

Memory card

Il processore d’immagine, ricostruisce i colori con l’algoritmo di demosaicizzazione, applica il bilanciamento del bianco, il contrasto, la saturazione ed eventuali filtri e comprime il file registrandolo in Jpg sulla memory card.

Processore

I dati grezzi provenienti dal sensore, vengono memorizzati in un file Raw sulla memory card.

SDXC memory card

Memory card

Le caratteristiche del Raw

 

Ora entriamo un po’ più nel dettaglio per capire meglio quali sono le caratteristiche del file Raw.

Dalla figura 01, si evince facilmente che il file Raw, non solo non è compresso (quindi mantiene tutti i dati dell’immagine d’origine) ma non ha subito alcuna aggiunta di bilanciamento del bianco, contrasto, saturazione, filtri e demosaicizzazione. Tutto questo significa avere un file originale che possiamo modificare moltissime volte (salvandolo in versioni differenti) senza mai perdere dati. La demosaicizzazione infatti, dipende dall’algoritmo che si utilizza. Se la propria fotocamera non è di alto livello ed utilizza un algoritmo non raffinato, scattando in Raw, possiamo effettuare lo stesso calcolo al computer (semplicemente salvando in Jpg il file Raw) utilizzando un processore (del computer) più potente che può quindi facilmente utilizzare algoritmi più prestanti (ovviamente sulle reflex di alta gamma l’algoritmo è di ottima qualità). La demosaicizzazione infatti è irreversibile (una volta salvato il file) in quanto per ogni pixel interpola il 67% delle informazioni sul colore dai pixel adiacenti.

Un altro aspetto importante è che nel file Raw, non essendo stato applicato il bilanciamento del bianco, è possibile effettuarlo sempre via computer a posteriori, potendo fare numerosi tentativi prima di salvare il file. Se sulla reflex si sceglie il Jpg, si potrà sempre modificare in seguito ma partendo da quello impostato al momento dello scatto e non dai dati nativi. Effettuando il bilanciamento del bianco su un file Raw invece, è esattamente come se si stesse davanti al soggetto al momento dello scatto e si potessero fare infiniti tentativi. Spesso inoltre, le possibilità offerte da un software professionale riguardo il bilanciamento del bianco, sono un numero superiore a quelle offerte dal menù della macchina fotografica. Alla fine delle modifiche è sempre possibile salvare il file in Jpg anche se, per le foto importanti che sono state scattate in Raw, è sempre consigliabile conservare anche gli originali.

Le stesse cose dette per il bilanciamento del bianco, valgono per tutti i filtri, la saturazione, il contrasto che si vogliono applicare alla fotografia.

Quindi, se si sbaglia una di queste impostazioni, salvando in Raw è possibile modificarle in seguito senza alcuna perdita di informazione: esattamente come se si stesse di fronte al soggetto per scattare la fotografia. Con il file Jpg è possibile farlo ma a seconda del grado di compressione del file si avrà una perdita più o meno evidente di qualità.

L’unica cosa che non si deve sbagliare, pena l’impossibilità di migliorarla, è l’esposizione. Questo perché quando si sovraespone o si sottoespone la fotografia, le zone bianche o nere derivanti dalla errata esposizione, cancellano i dettagli dell’immagine in quella zona e non è possibile recuperarli.

Detto questo, va considerato però che il file Raw occupa molto spazio in termini di memoria ed è poco gestibile se a generarlo è un sensore con almeno 10 Mp. Quindi è difficile inviarlo per mail, conservarlo (tante foto richiedono hard disk molto capienti) ed anche visualizzarlo in quanto il computer impiega molto tempo per visualizzarlo dovendo elaborare molti dati.

 

La visualizzazione del Raw

 

Il file Raw non è visualizzabile da tutti i computer come le immagini in formato Jpg, in quanto, nei vari sistemi operativi, non è installato un software che sia in grado di demosaicizzare il file per mostrare l’immagine. Per visualizzare questo tipo di file quindi ci sono due possibilità: la prima è installare un software professionale di post-produzione o anche solo di visualizzazione dei file Raw: come esempi posso citare Photoshop, Camera Raw (plug in di Photoshop) e tutti i software dei produttori di Reflex digitali quali quelli di Canon, Nikon e Sony; ma ce ne sono anche altri. La seconda possibilità è utilizzare un computer Mac che nel sistema operativo Mac OSX contiene tutti i driver Raw per i modelli di reflex esistenti (in continuo aggiornamento).

Oltre a quanto detto, c’è da aggiungere che un file Raw non è visualizzato allo stesso modo su tutti i computer come invece il Jpg. Come a questo punto è facile capire, la ragione è che ogni software può utilizzare un algoritmo differente per la demosaicizzazione oltre che applicare diversamente tutto il resto delle proprietà al file.

Quindi, mentre un file Jpg scattato con una reflex di una certa marca, è uguale su qualsiasi computer, e si vede allo stesso modo con qualsiasi software, il Raw può cambiare notevolmente da software a software. Spesso, per visualizzare al meglio un file Raw, è opportuno utilizzare il software del produttore della reflex utilizzata per gli scatti o un computer Mac. In questo modo si ha la certezza di visualizzare correttamente i colori della fotografia che altrimenti potrebbero risultare falsati se non, in qualche caso, “spenti”.

 

Il formato Raw proprietario e compresso

 

Sebbene ci sia stato molto da dire a proposito di questo formato, non è finita qui. Infatti esistono anche dei file Raw proprietari; in pratica può accadere che un produttore di macchine fotografiche, abbia un suo tipo di Raw che assume addirittura un altro nome. E’ il caso di Nikon il cui formato Raw prende il nome di file NEF (Nikon electronic format).

Da quanto ho potuto apprendere il NEF, oltre ad essere un Raw, contiene anche 3 anteprime dell’immagine in Jpg per essere visualizzate su schermo più velocemente.

Comunque, possedendo reflex dello stesso produttore, potremmo trovare differenze nella visualizzazione dei file Raw. Perché il Raw cambia da sensore a sensore.

Ad ogni modo, abbiamo assunto fino ad ora che il formato Raw sia nativo e non compresso. E’ sempre vero tranne qualche eccezione. Per esempio, alcuni Nef di Nikon, sono compressi anche se in minima parte per non avere perdita di informazioni.

Questo ci fa beneficiare del vantaggio di gestire più facilmente il file senza perdita di qualità.

 

Il formato Jpg

 

Fino ad ora abbiamo analizzato il formato Raw che è poi quello che da il nome a questo capitolo; ma nello stesso capitolo è importante conoscere anche il formato Jpg (il più utilizzato nel mondo) per capire bene le differenze tra i due e sapere sempre quale dei due utilizzare prima di uno scatto. Siccome il file Jpg è un formato compresso, rimando, per una spiegazione più completa della compressione, al capitolo dedicato.

Il formato Jpg, come già spiegato a sufficienza dalla figura 01, è compresso e già demosaicizzato e completo di tutte le impostazioni da menù. In pratica è confezionato e pronto per essere visualizzato su qualsiasi computer in tutto il mondo (vecchio o nuovo che sia). Il suo vantaggio principale è proprio la sua praticità per la maggior versatilità ed anche per la minor quantità di memoria occupata. Per capire di quale differenza di memoria si parla, assumendo di avere un Jpg a compressione media, il suo Raw potrebbe occupare una quantità di memoria 5/10 volte superiore.

 

La scelta del grado di compressione del Jpg

 

Il file Jpg è compresso, ma quando si utilizzano software di post-produzione o macchine fotografiche reflex, si ha sempre la possibilità di scegliere il grado di compressione del file.

Come sempre, con software come Photoshop, la scelta del grado di compressione è più ampia di quella offerta dalla fotocamera. Solitamente, nel menù della reflex dedicato alla qualità, oltre alla possibilità di scegliere la grandezza dell’immagine (megapixel) troviamo anche 3 o 4 impostazioni di compressione del Jpg che possono essere: alta, media, bassa o “fine” che solitamente è il grado di compressione più basso e che comporta la minor perdita di qualità.

Per capire bene cosa comporta una compressione eccessiva, vi mostro un esempio in figura 02 e 03, dove troviamo, nella prima, una fotografia compressa al minimo e di grande qualità mentre, nella seconda, la stessa fotografia con una compressione Jpg tale da comprometterne la bellezza. Tra le due figure, la differenza nel grado di compressione è volutamente elevata per mostrare agevolmente come riconoscere una perdita di qualità causata da una elevata compressione. Una volta che si impara a riconoscere il danno, si potrà cercare di evitarlo quando le circostanze lo rendono possibile.

S. Maria di Loreto, Roma
S. Maria di Loreto, Roma

02 Foto in formato Jpg con bassa compressione.

03 Foto in formato Jpg con alta compressione e perdita significativa di qualità (si possono vedere chiaramente le curve diventare a scalini).

Il Jpg, il Raw ed il Jpg+Raw: quale utilizzare?

 

Adesso siamo arrivati alla domanda che affligge moltissime persone che si interessano per le prime volte alla fotografia digitale di buon livello.

Una volta comprese, almeno spero, le differenze tra i due formati, mi accingo a consigliare l’utilizzo di uno o dell’altro formato in base al buon senso, alla circostanza in cui ci si trova ed all’obbiettivo che ci si è prefissi.

Come accennato prima, sulla maggior parte delle reflex digitali, troviamo la possibilità di scegliere di salvare i file in:

Jpg (con diversi gradi di qualità), Raw (o Nef), oppure Jpg+Raw.

I primi due casi sono stati ampiamente discussi; il terzo caso, non è altro che una doppia memorizzazione per poter avere il file Raw ma anche il Jpg da aprire e condividere velocemente (due file per ogni scatto).

La prima cosa da capire è: che tipo di fotografo sono? In che occasione mi trovo a scattare? Cosa mi conviene con i mezzi che ho a disposizione?

Per rispondere a questa domanda la cui risposta può essere soggettiva, userò il mio buon senso e l’esperienza accumulata fino ad ora in numerosi viaggi ed occasioni di vario tipo.

Con la tecnologia attuale, una volta salvato il Raw in un Jpg a massima qualità, non si nota la differenza qualitativa tra i due. Questa differenza non c’è.

Quindi consiglio il Raw in una situazione dove il soggetto è prezioso e dove non ci si possono permettere errori: per esempio un matrimonio, un animale raro dopo un lungo appostamento. In questo caso spesso non si ha il tempo di selezionare il giusto bilanciamento del bianco, e non si può ripetere con calma lo scatto se mal riuscito.

In questi casi, consiglio vivamente il Raw associato ad uno scatto a raffica. In questo modo, una volta tranquilli, davanti al proprio computer, sarà possibile correggere errori e lavorare in post-produzione effettuando molte modifiche senza perdita di qualità e partendo sempre dai dati originali. L’unica cosa che non si può correggere è una cattiva messa a fuoco ed una sbagliata esposizione (entrambe producono la perdita di informazione non più recuperabile successivamente).

C’è da tenere in considerazione che siccome il Raw occupa molta memoria, ed il Jpg+Raw ancora di più, se si vuole scattare in questo formato è necessario dotarsi di grandi memorie.

Per tutte le situazioni in cui quanto detto non è strettamente necessario, inutile pensare di scattare in Raw per avere una maggior qualità: non è vero e soprattutto la differenza sarebbe al massimo nel colore e non nel dettaglio. Molti cadono in questa tentazione perché non conoscendo il formato Raw, pensano che sia l’unica strada percorribile per sfruttare al meglio la propria macchina fotografica. Per sfruttarla al meglio invece non occorre questo, ma imparare e studiare molto.

Quindi, io, personalmente e dopo molti tentativi, pratica e test, scatto al 90% in Jpg. Soprattutto in un viaggio lungo quando si ha necessità di ottimizzare la memoria e non si vuole stare tanto a modificare immagini al ritorno. Spesso infatti, scatto sempre in Jpg e cambio in Raw solo per qualche scatto particolare. Il consiglio è, soprattutto se si possiede una reflex (che indica un certo desiderio di scattare a buon livello) quello di usare il Jpg sempre al massimo della qualità. Si potrà successivamente aumentarne la compressione duplicando la fotografia se si rende necessaria la condivisione su siti internet o per posta elettronica. La scelta è sempre tra il Raw ed il Jpg fine. Qualità inferiori di Jpg inficiano visibilmente sulla fotografia ed una volta tornati da un viaggio irripetibile, ci si mangerà le mani se si è perso qualche dettaglio.

 

Post-produzione in Jpg

 

Il titolo di questo paragrafo è quasi provocatorio ma utile a spiegare l’ultimo concetto di questo capitolo.

Come detto poc’anzi, nella maggior parte dei casi, se si è appresa una buona tecnica nell’esposizione e nella messa a fuoco e se non ci si trova in un’occasione particolare come un matrimonio (tanto per fare il solito esempio), si può scattare tranquillamente in Jpg. Questo perché, con la tecnologia attuale, se non impostiamo valori di bilanciamento del bianco estremi, le modifiche possiamo farle con Photoshop anche utilizzando il Jpg restando sorpresi dal livello che si raggiunge.

Ovviamente nel caso di modifiche sostanziali non è la stessa cosa che utilizzare un Raw ma se il Jpg è a qualità massima, si riesce a fare molto anche con questo tipo di file. Alcuni tra i miei HDR, mostrati in questo sito (clicca qui) sono stati fatti partendo da Jpg (allo scopo di test).

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