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Esposizione
Introduzione
In fotografia si può tranquillamente affermare che l’esposizione è la cosa più importante: è un parametro che se viene sbagliato non può essere corretto dopo lo scatto.
L’esposizione dipende da diversi fattori. Quando una foto non viene esposta bene, e per esempio viene sovraesposta, sarà molto chiara e, nelle parti di luce forte, sarà anche totalmente bianca con la conseguente perdita di preziose informazioni d’immagine come dettagli e colore. Al contrario, se la foto viene sottoesposta, sarà molto scura e nelle zone dove questo è più evidente avremo nuovamente una perdita di informazioni d’immagine. Quindi è molto importante lasciar impressionare il sensore dalla giusta quantità di luce. Per far questo abbiamo molti mezzi a disposizione anche se i più importanti sono il tempo di posa (o di esposizione), l’apertura del diaframma e la sensibilità del sensore espressa in ISO.
Ogni reflex consente di impostare un utilizzo automatico o semiautomatico. La maggior parte dei fotografi lavorano invece in priorità di diaframma mentre altri preferiscono la priorità dei tempi. Scegliere la priorità dei diaframmi significa impostare manualmente il diaframma lasciando poi che la macchina regoli automaticamente il tempo di esposizione e viceversa se scegliamo la priorità dei tempi. Io, personalmente, utilizzo sempre la modalità manuale in quanto ho una libertà maggiore che consente di dare un tocco diverso e spesso migliore alle mie foto.
Quindi, quando parlo di esposizione, lo faccio pensando ad un uso interamente manuale della macchina.
Per spiegare bene il concetto di esposizione utilizzerò l’esempio più comune in quanto, seppur non l’unico, è sicuramente quello di più facile comprensione e lo farò prendendo in considerazione, all’inizio, solo i due fattori più importanti quali il tempo ed il diaframma.
Significato
Diciamo che l’esposizione è un contenitore che vogliamo riempire di acqua fino al suo livello massimo senza farlo traboccare. Sopra il contenitore abbiamo un rubinetto che possiamo aprire di più o di meno per far scorrere l’acqua più o meno velocemente (il rubinetto rappresenta il diaframma).
L’altro parametro è il tempo che intercorre tra il momento in cui apriamo il rubinetto e quando lo chiudiamo (questo rappresenta il tempo di esposizione). Per riempire il contenitore possiamo aprire al massimo il rubinetto facendo scorrere l’acqua velocemente ed impiegando quindi un tempo molto breve oppure possiamo aprire poco il rubinetto facendo uscire l’acqua lentamente ed impiegando un tempo maggiore. Ovviamente possiamo utilizzare tutte le combinazioni intermedie.
La cosa importante è non far traboccare il contenitore ma nemmeno lasciarlo mezzo vuoto: deve essere riempito fino al livello stabilito (figure 01, 02, 03, 04).
01 Tempo di esposizione breve e diaframma molto aperto. Il contenitore si è riempito e la foto è correttamente esposta.
03 Tempo di esposizione lungo e diaframma tutto aperto. Il contenitore trabocca e la foto è sovraesposta.
02 Tempo di esposizione lungo e diaframma molto chiuso. Il contenitore si è riempito e la foto è correttamente esposta.
04 Tempo di esposizione breve e diaframma molto chiuso. Il contenitore è troppo vuoto e la foto è sottoesposta.
L’esposimetro
La stessa cosa avviene in fotografia dove la quantità di luce per la corretta esposizione è una sola e possiamo ottenerla esponendo per tempi lunghi con diaframmi contenuti o esponendo poco con diaframmi molto aperti. Chi ci dice qual è la quantità di luce ottimale? Questa preziosa informazione ce la fornisce l’esposimetro che è un misuratore delle condizioni di luce. Esistono sia esposimetri esterni che interni, ma attualmente gli esposimetri interni ed integrati nelle reflex sono così evoluti che non temono confronti.
L’esposimetro è uno strumento di misura atto a conoscere la quantità di luce dell’ambiente. Il suo sensore utilizza diversi parametri per ottenere il risultato finale. L’esposimetro viene attivato dalla parziale pressione del pulsante di scatto. Ogni volta che premiamo il bottone a metà corsa, viene eseguita una misurazione della luce dell’ambiente. È necessario eseguire la misurazione ogni volta che si cambia inquadratura perché le condizioni di luce variano anche di molto da un punto ad un altro dello stesso ambiente o semplicemente muovendo appena la fotocamera. Il valore finale, viene visualizzato sul display o nel mirino ottico in sovrimpressione attraverso una barra con un + ed un – alle estremità (figura 05). La corretta esposizione si ottiene quando il cursore è sullo zero, cioè proprio al centro della barretta. Quando il cursore si sposta verso un estremo o l’altro otterremo che la foto risulterà sovra o sottoesposta di una o più “tacche” sulla barra.
Per portarla al centro basterà correggere il tempo di esposizione o il diaframma (o anche l’ISO e la correzione dell’esposizione).
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05 Barra dell’esposimetro: se si accendono le “tacche” dalla parte del + la foto sarà sovraesposta mentre se si accendono dalla parte del - la foto sarà sottoesposta. Quando il valore è sullo zero, ci segnala che l’esposizione è corretta.
Quando dico che preferisco utilizzare la mia reflex in manuale lo dico perché in modalità manuale posso volontariamente sottoesporre o sovraesporre la foto mentre in priorità di diaframma o di tempi non ho questa libertà. A volte ho bisogno di fare questo perché non sempre l’esposimetro calcola un valore utile a dare la foto che si desidera. Per esempio con i sensori CMOS, le fotografie diurne con molta luce, le preferisco leggermente sottoesposte (un gradino in meno). Per le foto notturne invece, solitamente mi trovo perfettamente d’accordo con l’esposimetro, eccezioni a parte. Ma qui rientriamo anche in una questione di gusto personale.
Metodi esposimetrici: introduzione
Ora cerchiamo di capire come funziona l’esposimetro interno di una reflex. L’esposimetro utilizza un sensore dedicato con un certo numero di pixel. Il numero dei pixel di questo sensore non è minimamente paragonabile a quello del sensore di immagine della fotocamera. E’ un numero di molti ordini di grandezza inferiore. Maggiore è il numero dei pixel del sensore dell’esposimetro e migliore sarà la misurazione. Normalmente i sensori esposimetrici più evoluti hanno dai 500 ai 100.000 pixel totali e, sulla base dei valori misurati su quei punti, svolgono i calcoli per indicare la corretta esposizione.
Solitamente, è possibile scegliere diverse modalità di misurazione più o meno complesse. Anche qui si possono avere situazioni differenti in base al modello di fotocamera in vostro possesso ma elencherò i metodi più comuni e diffusi rimandando ai libretti d’istruzione delle macchine fotografiche per quei metodi che rappresentano un’eccezione.
Metodi esposimetrici: area centrale ed area centrale estesa
In questa modalità, viene presa in esame una piccola porzione della scena in posizione centrale sulla quale viene calcolata l’esposizione corretta. Ovviamente, se la scena presenta una zona centrale buia e zone periferiche luminose, utilizzando questa modalità, si ottiene di schiarire molto la zona centrale sovraesponendo le zone circostanti e viceversa. Tenendo però bloccato il pulsante di scatto a metà corsa, è possibile mantenere la misurazione che si è ottenuta puntando il mirino in una zona e poi spostare l’inquadratura verso un altro punto. Se si sceglie la modalità ad “area centrale estesa”, la questione è molto simile ma l’area su cui viene fatta la misurazione è rappresentata da un rettangolo più grande. Nella figura 06a, si vede come appare l’area centrale sulla quale viene effettuata la misurazione dell’esposizione in questa modalità e nella figura 06b nella modalità ad area centrale estesa.
06a Metodo esposimetrico ad area centrale.
06b Metodo esposimetrico ad area centrale estesa.
Metodi esposimetrici: su più punti con media aritmetica o pesata
Un metodo più efficace di misurazione, consiste in quello con un numero maggiore di punti. Come per l’autofocus, i punti possono essere diversi a seconda dei modelli di reflex. La cosa importante è che utilizzando più punti, si riesce a coprire zone differenti dell’immagine. Per calcolare la corretta esposizione, viene poi fatta una media dei valori di ciascun punto. A volte si può scegliere anche il tipo di media, che può essere una semplice media aritmetica o meglio, una media pesata. La media pesata attribuisce un’importanza maggiore ai punti centrali, tenendo però in considerazione anche quelli esterni.
Un esempio di esposimetro a più punti lo si vede in figura 07.
07 Misurazione esposimetrica ad 11 punti. La valutazione viene fatta su tutti i punti con una media pesata che attribuisce più importanza al punto/i centrali.
Nella figura 08, vediamo come la fotografia risulti volutamente “bruciata”, sovraesposta, in quanto si è utilizzato l’unico punto di misurazione di una macchina fotografica compatta che ha misurato la luce nella zona della roccia in ombra. La roccia era molto più buia della zona contro sole e quindi, misurando quella zona, la foto è venuta più chiara per mostrare appunto la roccia, ma bruciando il resto. Se avessimo usato puntato nella zona in alto a sinistra, premendo il bottone di scatto a metà corsa in quel punto e tenendolo premuto mentre spostavamo l’inquadratura, avremmo ottenuto una foto in cui la roccia sarebbe stata completamente nera.
08 Misurazione esposimetrica ad area in una fotocamera compatta.
Avendo puntato sulla roccia scura, la macchina misura poca luce e si regola per aumentare l’esposizione. In questo modo però il cielo è sovraesposto essendo molto luminoso
L’ISO e l’esposizione
Ora introdurrò l’altro fattore che influenza l’esposizione: l’ISO.
Quando ci troviamo in una situazione con poca luce, per evitare una foto buia, possiamo aprire tutto il diaframma; possiamo anche aumentare i tempi di esposizione al massimo consentito dalla fermezza della nostra mano (1/13s, 1/10s), ma se la luce è molto bassa, non basta a far spostare la barretta dell’esposimetro verso la zona centrale (figura 05). A questo punto, avendo letto i paragrafi precedenti in questa pagina, si potrebbe pensare che arrendersi è l’unica soluzione. In realtà abbiamo ancora alcune possibilità per portare la barra più vicina al centro. Possiamo agire sul valore di ISO che amplifica il segnale rendendo la foto molto più luminosa. A seconda della macchina fotografica, avremo più o meno step di ISO a disposizione e ad ogni aumento corrisponde un miglioramento dell’esposizione. Anche qui però non si possono fare miracoli in quanto bisogna tenere presente che ad un aumento dell’ISO (vedere il capitolo dedicato), corrisponde un aumento del rumore e quindi una perdita in qualità. L’aumento dell’ISO è utile anche quando di luce ce ne è di più ma il soggetto è in movimento. Per non farlo venire mosso, abbiamo necessità di ridurre i tempi e quindi possiamo recuperare luminosità con l’ISO.