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Luminosità

Introduzione

 

Iniziamo a parlare di un’altra caratteristica fondamentale per un obiettivo: la sua luminosità. La luminosità “F” di un’obiettivo determina la quantità di luce, espressa in LUX, che lo attraversa. Minore è il valore di F e maggiore sarà la luminosità.

La luminosità è infatti un rapporto tra due variabili e la formula che la identifica è: F=LF/d.

In questa formula, “LF” rappresenta la lunghezza focale espressa in millimetri e “d” il diametro della massima apertura del diaframma espresso in millimetri.

Per fare subito un esempio, se avessi un obiettivo con focale 50mm ed il diametro massimo del suo diaframma fosse di 11mm, la sua luminosità sarebbe F/4,5 mentre se il diametro del diaframma fosse 25mm, avrebbe una luminosità pari ad F/2. Da questo si capisce come, per avere maggiore luminosità, si possa diminuire la lunghezza focale o aumentare il diametro del diaframma e quindi di tutto l’obiettivo. Ma aumentando il diametro dell’obiettivo aumenta anche il diametro della lente e questo ne fa aumentare enormemente il prezzo. Quindi a parità di luminosità, obiettivi a focale corta sono più piccoli. Più la luminosità è scarsa e più l’obiettivo è piccolo ed economico.

La luminosità, tra le caratteristiche di un obiettivo, viene normalmente indicata da un numero preceduto da una F/ e, nel caso degli obiettivi zoom, possiamo trovare sia uno che due numeri dopo la F/. Faccio subito un esempio: un obiettivo zoom di focale 18-70mm potrebbe avere F/4-6,5.

Quando compaiono due numeri dopo la F/, significa che la luminosità varia quando variamo la focale. Quindi alla focale di 18mm corrisponde la luminosità di F/4 mentre a 70mm, F/6,5 e nel mezzo tutte le altre. Ma lo stesso obiettivo potrebbe riportare la dicitura F/4 ed in questo caso significherebbe che ha una luminosità costante su tutto il range di focali, pari a 4. Una differenza di poco in questo numero cambia di molto il prezzo dell’obiettivo.

Reflex zoom schema

01 In questa figura ho cercato di rappresentare graficamente la formula F=LF/d dove i cerchi bianchi sono l’apertura massima del diaframma (cerchi neri). In questa figura possiamo vedere che d entra praticamente 6 volte nella lunghezza focale e quindi avremmo F=6.

Lunghezza focale

Diametro massimo del diaframma

Nella pratica

 

La luminosità di un obiettivo è molto importante perché determina la quantità di luce che riesce a “catturare”. Tradotto in termini pratici, se si vuole fare una fotografia di notte il problema che incontriamo è che, essendo buio, per impressionare il sensore e non far venire una foto scurissima, dobbiamo aumentare i tempi di esposizione (di giorno non sarebbe necessario). A seconda della mano di chi scatta, arrivati a certi tempi troppo lunghi, la foto risulterà mossa anche se il soggetto è immobile. Questo perché il movimento involontario della nostra mano e del nostro corpo produce un movimento apprezzabile nell’arco di tempo pari a 1/13 di secondo o superiore (con lo stabilizzatore attivo). Ho scritto 1/13 di secondo perché questo è il limite della mia mano oltre il quale (tempi uguali o maggiori) la foto verrà mossa. Conosco persone dalla mano molto ferma che hanno questo limite spostato a 1/8 di secondo, ma molto spesso la foto sembra bella e poi si scopre che presenta del “micromosso”. Per micromosso intendo un effetto mosso apprezzabile sui piccoli dettagli. Avere una luminosità maggiore dell’obiettivo, significa poter lavorare con tempi più brevi facendo entrare la stessa quantità di luce. Se io ho un obiettivo con luminosità F/4 e mi trovo a scattare di notte, mi capiterà che dovrò usare un tempo di esposizione di 1/8 o anche 1/6 di secondo. In quel caso ed anche quando fossero necessari tempi maggiori, sarò costretto ad usare un cavalletto che immobilizzi la fotocamera. Se nelle stesse condizioni il mio obiettivo avesse luminosità F/2.8, potrei realizzare la stessa foto con tempi pari a 1/13 di secondo per esempio. Con questo tempo so che la mia mano non produce movimento e non avrei necessità di un cavalletto.

Di seguito riporto un esempio pratico di quanto detto poco sopra.

San Pietro

02 Obiettivo non luminoso, mano libera, tempo di esposizione A.

San Pietro

03 Obiettivo non luminoso, mano libera, tempo di esposizione >A.

San Pietro

04 Obiettivo luminoso, mano libera, tempo di esposizione A.

San Pietro

05 Cavalletto, tempo di esposizione >>>A.

Nelle figura 02, possiamo vedere l’esempio di una foto scattata con obiettivo poco luminoso a mano libera con un tempo di esposizione che mi consenta di non avere una foto mossa. La foto è nitida ma molto scura. Nella figura 03 invece, si è utilizzato un tempo di esposizione più lungo (anche se di poco) e la foto risulta più luminosa ma è visibilmente mossa. Nella figura 04, possiamo vedere la stessa foto scattata con un obiettivo luminoso utilizzando lo stesso tempo di posa della figura 02. La foto non è più mossa ed è anche luminosa.

Quindi ora potete capire quanto sia importante la luminosità di un obiettivo anche se questo non è il solo aspetto importante.

Di seguito, nella figura 05, riporto la stessa foto scattata con il cavalletto e con tempi di posa impossibili per la mano umana.

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